Pubblicato negli States “The End of Overeating: Taking Control of the Insatiable American Appetite” uno sconvolgente volume che svela le strategie utilizzate dai produttori di alimenti per far sì che il nostro desiderio di mangiare venga stimolato anche in assenza di appetito.
A chi non è mai capitato di sentirsi stregato da un gustoso dolcetto, o di non riuscire a ignorare il richiamo di un saporitissimo hamburger?
Di sicuro conta la nostra golosità, così come l’aspetto invitante di queste gioie del palato, ma ….c’è di più.
Lo evidenzia il Dottor David A. Kessler, che dopo sette anni di studio della materia, ha raccolto nella sua ultima pubblicazione le sue considerazioni sui fattori e le tecniche che condizionano il nostro appetito e la percezione dello stimolo a mangiare.
Il Dottor kessler, famoso negli Stati Uniti per aver svolto importanti indagini sulla dannosità e sulla capacità di indurre dipendenza del fumo, ha voluto indagare una dipendenza altrettanto grave per la salute, quella da cibo, contro cui ogni giorno combattono milioni di persone e che negli ultimi anni sta facendo crescere in maniera esponenziale il busines del benessere, con il proliferare di palestre, centri estetici, cosmetici e farmaci.
La scoperta più interessante è che la dipendenza da cibo non dipende dagli ingredienti, quanto dalla combinazione di questi ultimi. Insomma una vera e propria ricetta di piacere che provoca negli ignari buongustai un’esperienza multisensoriale così forte e piacevole da essere ricercata più volte.
L’indagine di Kessler solleva diversi interrogativi. Il primo di sicuro è sulla liceità di queste “tecniche di seduzione”, che porterebbero ad una dipendenza vera e propria dal cibo. Il secondo è conseguente al primo, cioè come sia possibile per un comune consumatore aggirare queste strategie di vendita così invasive e, a lungo andare, nocive per la salute.
Se al primo quesito è difficile rispondere senza scomodare la legge, per il secondo Kessler ha dato una sua interpretazione sostenendo che di fronte a certe strategie non è possibile fare leva solo sulla forza di volontà, ma potrebbe essere possibile approfondire i meccanismi psicologici e sensoriali che si innescano in chi sente ripugnanza per il fumo e tentare di scoprire come analogamente possano essere ritrovati in caso di consumo di cibi “stregati” dalle moderne ricette.
L’indagine di Kessler rimane sostanzialmente senza una soluzione al problema, ma apre il campo a considerazioni diverse, a cominciare dalla consapevolezza che oggi giorno è sempre più importante fare attenzione a cosa mangiamo e che, se vogliamo preservare la nostra salute, non basta adottare uno stile alimentare corretto, ma fare attenzione a non incappare in strane dipendenze.
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