Latte scremato, acqua frizzante, zucchero di canna e aroma di frutta. Questa la ricetta di “Vio”, il latte firmato Coca Cola.
La notizia si sta spargendo a macchia d’olio. Tra chi non vede l’ora che il prodotto arrivi anche in Italia e chi storce il naso, i commenti si sprecano.
Intanto Coca Cola sta continuando la sperimentazione del nuovo prodotto. Le tre città campione New York, Los Angeles e San Francisco ne decreteranno il successo o meno.
La campagna di marketing è avviata e sono state definite le linee guida. Vio sarà infatti solo uno dei prodotti che formeranno “Pro Life”, la linea di prodotti che intende promuovere il consumo di latte.
Anche il packaging è come sempre tipicamente Coca Cola: eleganti bottigliette da 237 millilitri d’alluminio satinato bianco, con bollicine differenti a seconda del gusto: limone, pesca-mango, tropicale e frutti di bosco.
A questo punto bisogna aspettare il responso dei primi consumatori. Una cosa è certa, il prodotto porta un marchio così illustre che probabilmente, almeno in un primo momento, l’effetto curiosità giocherà a favore di Coca Cola e saranno in molti a provare il latte con le bollicine solo per il gusto di dire “l’ho provato”.
Per avere davvero il polso della situazione e capire se il prodotto si posizionerà con forza sul mercato bisognerà aspettare che il clamore iniziale si plachi. Ai posteri l’ardua sentenza.
Tag: Coca Cola, Latte frizzante, Vio
…ok allora siamo alla frutta, la comunità europea ha tentato di “inbastardire” il rosato (vino) di cui il salento e la Francia sono i migliori produttori, anno tentato di far passare l’aranciata senza arancia, ora la coca-cola (che non ha mucche nei suoi stabilimenti) entra nel mondo degli alimenti, quelli seri e genuini (almeno dovrebbe).
Ritengo che se dovesse prendere piede questa cattiva abitudine, cioè multinazionali ad usurpare fette di mercato non proprie ed consumatori poco attenti, non solo modificheremo le corrette abitudine alimentari, ma danneggiamo, la nostra filiera latteo-caseare.
invece dovremmo spingere sempre più ad una ricerca dei prodotti “sempre più” locali compreso il latte magari alla spina.
Cosi facendo salvaguardiamo abitudini alimentari, razze bovine locali, produttori, utilizeremmo meno mezzi di trasporto e per cui meno inquinamento.
Sono del parere, personalissimo pur rispettando opinioni diverse che il latte della cocacola se lo bevino gli altri, ed a noi lascino pezzate brune e frisone da mungere e senza bollicine.